Assunzione della Vergine
Assunzione della Vergine
1727 circa
olio su tela, cm 127 x 102
provenienza: Napoli, eredità Francesco De Mura (1782) inv. Spadetta 1782: s.n.; inv. Palumbo 1782: s.n.; inv. [Venuto 1783?]; inv. Fischetti, Bardellino I 1783: 35; inv. Fischetti, Bardellino II 1783: 35; Diana 1802: 111; inv. La Volpe, Guerra 1845: 111; inv. Simonetti 1851: s.n.; inv. 2009-2010: 60; scheda OA: 15/00409982
Riferito da Raffaello Causa (1970) alla decorazione della volta della Nunziatella, e dunque datato con essa al 1751, questo bozzetto in realtà è relativo all’affresco – assai meno famoso, né ricordato nelle fonti biografiche antiche su De Mura – della volta della nuova sacrestia settecentesca nella chiesa della Santissima Annunziata ad Airola, piccolo centro della Valle Caudina, in provincia di Benevento (sull’edificio: Lattuada 1988). Per questa sacrestia, ornata con stucchi attribuibili a Domenico Antonio Vaccaro, De Mura realizzò inoltre un’Adorazione dei pastori, rubata, e una Pietà, dipinto meglio conosciuto, restaurato non molti anni fa e oggi nel locale Museo Civico (cfr. V. de Martini in Sannio e Barocco 2011; Napoletano 2016; per la Pietà in particolare: V. Rizzo in Trésor du Saint-Sépulcre 2013; Causa 2014b).
Ora, occorre almeno accennare alla travagliata vicenda materiale e conservativa dell’ambiente, che deve aver pesato sulla fortuna dell’affresco nella critica, per lo più limitata a fugaci menzioni. I danni provocati dal terremoto dell’Irpinia nel 1980 resero necessario lo strappo dell’affresco, per consentire il consolidamento delle strutture murarie (la Soprintendenza d’allora affidò il dipinto al restauratore e pittore Graziadei Tripodi: un referto sui guasti è in Pacini, Fiorentino, Creazzo 1982). L’opera, dopo l’intervento, è rimasta a lungo nel Museo Civico di Airola, e solo nel 2012 è stata risistemata sotto la volta della sacrestia.
Presso gli studi moderni fu per primo Mario Rotili (1952) a porre all’attenzione l’opera di De Mura in quel contesto, indicando come anno d’esecuzione il 1727, notizia ricavata dallo scritto di Giuseppe Montella (1848) sulla storia e la topografia di Airola. A Vincenzo Rizzo (1978), poi, va il merito d’aver incluso tale episodio ‘periferico’ e tuttora misconosciuto della giovinezza del pittore in un discorso di ricostruzione monografica su di lui, e d’aver correttamente collegato a quell’affresco il bozzetto in esame (come registrato pure da N. Spinosa in Pittura sacra a Napoli 1980), dov’è studiata la medesima sagomatura mistilinea corrispondente all’elegante cornice della volta. Per Rizzo (1978), attento ai valori aerei e cromatici della pittura, l’affresco è “un’anticipazione della luminosità” propria dell’Adorazione dei Magi nell’abside della Nunziatella, datata 1732. Di ciò è riprova, d’altro canto, che i rispettivi bozzetti (cfr. cat. III.1.93) si lascino in sostanza confrontare agevolmente per punto di stile, al netto del divario di sviluppo delle composizioni in cui l’artista si cimentò da un’impresa all’altra. Se l’Assunta di Airola è impostata “secondo uno schema che preannunzia già quelli più complessi dei grandiosi affreschi napoletani” (Rotili 1952; oltre alla Nunziatella si ricordi la tela da soffitto, datata 1737, di Gallipoli: Pasculli Ferrara 1981), l’assetto tipologico e le soluzioni coreografiche della scena trovano non meno i loro punti d’aggancio nei testi, in specie su quel tema mariano, della maturità di Solimena, tra cui dové essere fondamentale – a giudicare dalle derivazioni di bottega e dalle varie versioni anche seriori nel territorio meridionale – la celebre pala per l’altar maggiore della Cattedrale di Capua, tuttora ivi conservata, e verosimilmente databile al momento della consacrazione dell’altare stesso e della chiesa tutta, avvenuta nel 1724 (Granata 1766). Ma per David Nolta (in A Taste for Angels 1987), che ha enfatizzato gli elementi di differenza tra le opere in termini di dinamismo compositivo e delle figure, il salto di De Mura è evidente rispetto all’esempio del caposcuola: “the De Mura is far more animated, far less balanced and in this sense far less classical than the Solimena”. A ogni modo è il nostro bozzetto, cui lo stato di conservazione precario dell’affresco assicura un’importanza suppletiva, a mostrare in particolare nella struttura dei panneggi, solcati dalle ombre, il legame col magistero solimenesco.
Non convince, più di recente, l’affinità (“strong similarity”) che si è voluto indicare tra l’Assunzione di Airola e un disegno con tale soggetto appartenente al Metropolitan Museum of Art di New York (inv. 1971.243) e attribuito a De Mura, disegno peraltro datato intorno al 1750 e altresì messo in problematica relazione con l’Assunzione della Nunziatella (In the Light of Naples 2016; un bilancio più equilibrato è invece in Bean, Griswold 1990; se non che, forse, è lecito persino nutrire qualche dubbio sulla spettanza a De Mura di questo foglio al Metropolitan).
Il termine cronologico del 1727 è stato in genere adottato da tutti quanti hanno ricordato De Mura ad Airola, ma è sperabile che altri dati, in specie documentari, possano emergere a conferma o a precisazione. Altro riferimento per i lavori della sacrestia è il 1729, data apposta nell’arredo di stalli lignei. Comunque sia, l’incarico di Airola è da comprendere tra i lavori del giovane pittore nel territorio campano – tra Terra di Lavoro e Beneventano – in un giro d’anni relativamente circoscritto, grosso modo dal 1723 al 1727, quando la prossimità operativa e stilistica con Solimena era qualificante: e si tratta delle pale d’altare nel Cappellone di San Paride a Teano e di quelle un tempo nella stessa Cattedrale di Capua (come contributi più recenti cfr. Napoletano 2016, con bibliografia precedente, e Russo 2018). Nel 1727, al contempo, De Mura era ormai prossimo all’uscita dalla bottega del maestro, o se n’era appena staccato. [Augusto Russo]
Bibliografia*
Granata 1766, I, p. 51; Montella 1848; Ceci 1933c, p. 8; Rotili 1952, pp. 142-143, e fig. 108; Causa 1970, p. 110, n. 102, fig. 31; Leonetti Rodinò 1975, p. 22, n. 78; Rizzo 1978, pp. 99, 111 nota 29; N. Spinosa in Pittura sacra a Napoli 1980, p. 106, n. 58; Pasculli Ferrara 1981, pp. 49-50, fig. 1; Pacini, Fiorentino, Creazzo 1982, p. 149, figg. 55-56; D. Nolta in A Taste for Angels 1987, p. 254; Lattuada 1988, pp. 139-144; Bean, Griswold 1990, p. 151, n. 138; Il Pio Monte della Misericordia 1991, p. n.n. (ma 18); Capobianco 1997, p. 67; Guida rapida 2003, p. 19; Gazzara 2008a, p. 173; Gazzara 2008b, p. 225; V. de Martini in Sannio e Barocco 2011, pp. 21-22; Leonetti Rodinò 2012, p. 90; V. Rizzo in Trésor du Saint-Sépulcre 2013, p. 164; Causa 2014b, p. 39; In the Light of Naples 2016, pp. 136-137, n. 20; Napoletano 2016, pp. 73-82, 85, figg. 8-9; Russo 2018.
Atti e documenti*
inv. Spadetta 1782, c. 6v (Appendice II, 303, s.n.); inv. Palumbo 1782, c. 8v (Appendice II, 304, s.n.); inv. [Venuto 1783?], c. 3v (Appendice II, 305, s.n.); inv. Fischetti, Bardellino I 1783, c. 2v (Appendice II, 307, n. 35); inv. Fischetti, Bardellino II 1783, c. 2r (Appendice II, 308, n. 35); inv. Diana 1802, c. 10r (Appendice II, 309, n. 111); inv. La Volpe, Guerra 1845, c. 25r (Appendice II, 311, n. 111); inv. Simonetti 1851, c. 11r (Appendice II, 314, s.n.); Elenco de’ quadri 1905, n. 96, p. n.n. (ma 5); catalogazione 1925, n. 15; catalogazione post 1933, n. 20.
Restauri*
Arciprete 2005.
Scheda tratta da: P. D’Alconzo, L.P. Rocco di Torrepadula (a cura di), Pio Monte della Misericordia. Il patrimonio storico e artistico, Napoli, Arte’m, 2020, vol. II, cat. n. III.1.90, pp. 439-440 (consultabile online alla pagina https://www.francescodemura.unina.it/le-schede-delle-opere/assunzione-della-vergine/).
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*I rinvii alla bibliografia, ai documenti e ai restauri possono essere sciolti consultando le relative sezioni in P. D’Alconzo, L.P. Rocco di Torrepadula (a cura di), Pio Monte della Misericordia. Il patrimonio storico e artistico, Napoli, Arte’m, 2020.